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Giancarlo Ugazio
è nato a Galliate
(Novara) l’11 agosto 1932.
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Ha conseguito la maturità
classica, a Novara, nel luglio 1951, e si è
immatricolato in Medicina e Chirurgia a Pavia, nel
novembre 1951. L’esito dell’esame di maturità gli ha
concesso l’assegnazione di una borsa di studio del
Collegio Marco Caccia di Novara, mantenuta per l’intero
corso di laurea e corroborata da tre successivi premi
annuali di merito e da una medaglia d’oro finale. Nel secondo triennio del ciclo di
studi ha fruito di un assegno annuale al merito da parte del
centro addestramento Giacinto Motta, della Società Edison, per
figli di dipendenti. Il 29 luglio 1957, si è laureato in
Medicina e Chirurgia a Pavia, con il voto di 110/110 e lode,
discutendo una tesi sperimentale su aspetti biochimici della
guarigione delle ferite cutanee e conseguendo il premio di
laurea Lepetit. Si è poi specializzato in Anestesiologia e
Rianimazione a Pavia nel 1960. Successivamente è divenuto
assistente straordinario in Patologia Generale a Cagliari nel
gennaio 1959, e poi assistente ordinario in Patologia Generale
a Cagliari nel maggio 1962.
E’ stato
research fellow nel Department of Pathology, School of
Medicine a Pittsburgh, nel 1963. Ha conseguito la
libera docenza in Patologia Generale, nel maggio 1963. E’
diventato assistente ordinario di Patologia Generale, a Siena,
dal 1964, e poi a Torino, dal 1965. E’
stato assistant professor nel Department of Physiology,
Case Western Reserve University a Cleveland, nel 1970.
Nel luglio
1964, affetto da un’encefalopatia ad eziologia virale (monocitosi)
è stato accreditato di un’aspettativa di vita, su una base
diagnostica errata di tumore cerebrale, di un massimo di due
mesi.
E' stato nominato professore
incaricato di Patologia Generale, nella Facoltà di Scienze
Matematiche Fisiche e Naturali, a Sassari, nel 1971. Ha
conseguito per esami la posizione di professore aggregato di
Patologia, a Torino, dal 1971, ed è poi diventato professore
straordinario di Patologia Generale, a Torino, dal 1973,
quindi ordinario, dal 1976 a tutt’oggi.
Dal 1977, stimolato dalla
discussione con un gastroenterologo ed un medico del lavoro
che ha seguito un seminario ad Ancona, ha organizzato
Convegni interdisciplinari sulla Patologia da Tossici
Ambientali ed Occupazionali (P.T.A.O.): I-Torino
1977; II-Torino 1979; III-Torino
1981; IV-Cagliari, Sarroch 1983; V-Torino 1985; VI-Torino 1987; VII-Torino 1989; VIII-Torino 1991; IX-Torino 1992; X-Bressanone 1993; XI-Modena 1994; XII-Ancona 1995; XIII-Roma 1996; XIV-Torino 1997; XV-Sesto
Fiorentino 1998; XVI-Torino 1999, XVII-Torino-Moncalieri 11 settembre 2000.
Dal 1981 ha preso parte ad
un progetto di ricerca di interesse nazionale del Ministero
dell’Università e della Ricerca Scientifica sulla Patologia da
Tossici Ambientali; poi dal 1989 fino al 1999 ha svolto la
funzione di coordinatore nazionale del progetto. Ha elaborato un
progetto per l’istituzione, secondo la ratio del
D.P.R. 382, di un centro interdipartimentale per la prevenzione
delle malattie umane e veterinarie da additivi alimentari e
correlati, che già approvato dalle altre facoltà scientifiche
dell’ateneo torinese, è stato bocciato nel consiglio di
facoltà di Medicina del 13 luglio 1981, per l’acerrimo
boicottaggio da parte degli igienisti e dei medici del lavoro
di questo organo collegiale.
All’inizio degli anni 90,
l’azione combinata del fanatismo degli animalisti locali,
insieme con la miope insipienza degli organi amministrativi
dell’università di Torino, ha reso impossibile il
proseguimento dell’attività di ricerca sperimentale che,
iniziata a metà degli anni 50, ha permesso di raggiungere due
importanti modelli atti alla salvaguardia della salute: a) la
protezione dalla cataratta diabetica nel ratto, e b) la
preparazione di una cirrosi epatica sperimentale nel coniglio,
indispensabile preludio per l’autotrapianto del fegato – una
pratica che non richiede la donazione di un organo da estraneo
deceduto, né l’immuno-soppressione del ricevente pratica
applicata di regola per prevenire il rigetto del trapianto
eterologo.
A far tempo da questi anni,
da un lato si è intensificata l’attività divulgativa degli
aspetti preventivi della patologia sperimentale, e di quella
ambientale in particolare, mentre dall’altro ha avuto inizio
un nuovo approccio di ricerca, rivolto allo studio delle
condizioni ecotossicologiche dei corpi idrici.
Per realizzare il primo
filone, negli anni accademici 1993-1994, 1996-1997,
1997-1998, 1998-1999 e 1999-2000 ha svolto opera di
divulgazione scientifico-didattica di temi di patologia
ambientale sotto forma di attività didattica interattiva (A.D.I.)
per gli studenti del corso di laurea in Medicina-Chirurgia,
organizzando e coordinando seminari ad hoc, dei quali
sono stati stampati gli Atti. Questo impegno didattico
istituzionale è stato reso possibile dal sostegno finanziario
della facoltà medica dell’Università di Torino, che ha fornito
il software bibliografico, buona parte della
cancelleria, e la collaborazione di studenti part-time.
Inoltre, a partire dal 1990 a tutt’oggi, nel quadro
dell’attività divulgativa extra-murale delle conoscenze
della patologia ambientale, ha svolto numerosi interventi di
cui hanno fruito comuni cittadini, studenti di scuole
universitarie di specializzazione e studenti di scuole medie,
per un totale di circa tremilanovecento individui con un
impegno di circa 170 ore, presentazione e discussione
comprese.
Nell’ambito del secondo
filone, in buona parte nuovo, ha iniziato acquisendo un
prezioso patrimonio di conoscenze scientifiche con la
frequenza del terzo corso internazionale teorico-pratico di
tossicologia acquatica a Ghent (Belgio), settembre 1994. Ha
poi svolto campagne di prelievo di campioni fluviali, a
cadenza semestrale, per quattro successive annate, su 24 fiumi
della valle padana, studiati in 29 siti di prelievo, con
l’applicazione del modello di studio imparato a Ghent, sia
sull’acqua fluente, sia e soprattutto sul sedimento di fondo.
Lo stesso modello è stato successivamente esteso ad altri
corpi idrici piemontesi di rilevante interesse
ecotossicologico, il torrente Chiusella, il rio Torto, il
torrente Banna ed il rio Tepice. Nel 1998-1999, a seguito
dell’ostracizzazione da parte di un funzionario della Regione
Piemonte, l’asse dell’interesse è stato orientato verso
l’inquinamento da mercurio nella valle del fiume Cecina. Lo
studio eseguito in Toscana è stato reso possibile dall’impiego
oculato e parsimonioso del finanziamento del M.U.R.S.T. per il
biennio 1997-1998. Questa circostanza è risultata preziosa in
quanto la divulgazione dei risultati sperimentali ha
costretto le istituzioni del luogo a cercare per davvero il
mercurio nei siti di dovere.
Nel 1999, un
revisore anonimo del M.U.R.S.T. ha cassato la richiesta di
finanziamento per ricerca scientifica di patologia ambientale,
sia basandosi sul valore di impact factor – una delle
più grandi truffe nella comunità scientifica internazionale –
sia, soprattutto, per spegnere sul nascere i due propositi
qualificanti del progetto in vista di prevenzione vera: a)
informazione dell’opinione pubblica e b), referto all’autorità
giudiziaria secondo il dettato dell’art., 365 del C.P. Così
la corporazione degli Scienziati si è salvaguardata ma nessuno
si è dato pensiero della salute della collettività.
Nel tentativo di ovviare a
queste limitazioni, Giancarlo Ugazio ha posto in essere tre
iniziative. Anzitutto, il 6/1/00 ha inviato un esposto sul
mercurio nella Valdicecina alle procure della Repubblica di
Livorno e di Pisa. Poi, il 18 marzo 2000, ha preso parte alla
trasmissione in diretta di Rai-3 ”Ambiente Italia”, quindi, il
5/4/00 è stato intervistato nei laboratori della Sezione di
Patologia Ambientale dagli stessi conduttori di RAI-3 nella
trasmissione “Italie” e nel telegiornale del Piemonte. Nello
stesso tempo ha promosso l’istituzione di un gruppo di
ricerca per la prevenzione della patologia ambientale –
G.Ri.P.P.A. – libera associazione senza fini di lucro,
riconosciuta con rogito notarile, che potrà essere uno
strumento indispensabile di autofinanziamento per la creazione
e la divulgazione di conoscenze scientifiche di patologia
ambientale rivolte alla prevenzione dei rischi. |
Giancarlo Ugazio può esser
considerato uno dei tanti prodotti possibili, nel bene e nel
male, di tante sollecitazioni che ha ricevuto da eventi, da
persone, e da circostanze, da cui ha tentato di trarre sempre
i risvolti positivi, non tanto per vantaggi personali, quanto
per un anelito di: progresso, convivenza civile, tolleranza.
Allo stato attuale delle
cose, in base alle esperienze vissute ed alle scelte che gli è
stato possibile fare, soprattutto in considerazione degli
accadimenti del 1964, del 1981, del 1990, e del 1999, può dire
che è solo un medico ma:
- non è un medico pentito
di apprezzare e di difendere la salute umana,
- non è uno scienziato accattone,
perché sa anche dare senza nulla chiedere per se stesso,
- non è uno scienziato p…., perché
non è disponibile per avallare eventuali errori
commissivi od omissivi di chi è tenuto a proteggere la
nostra salute per dovere d’ufficio, ancorché elettivo,
- pur essendo totalmente laico, e
sprovvisto di tessere partitiche o sindacali, e animato
da una religiosità naturale, tenta di mutuare il
principio cristiano che sconsiglia di fare agli altri
ciò che non si vorrebbe sopportare, quindi non sgrana
rosari, né va volontario nel Gabon, ma dona tutto quanto
sa ai suoi concittadini che, avendo già pagato le tasse,
hanno il diritto di godersi un po’ di salute,
- per queste prerogative, molti
imbecilli l’hanno definito un rompi c... ma ciò non lo
preoccupa più del necessario, perché questa
squalificazione dipende dal fatto che egli chiede agli
altri ciò che chiede a se stesso: il massimo ed il
meglio, senza la presunzione di raggiungerli,
- non riesce a convivere con gli
imbecilli, i fannulloni, e i disonesti, non perché vuol
redimerne il mondo, ma solo perché desidera che queste
categorie non gli facciano perdere del tempo prezioso
nei pochi anni o mesi che gli spettano ancora per
lavorare prima del raggiungimento del trattamento di
quiescenza.
* il coccodrillo è
quell’epitaffio commemorativo che un giornalista vivente
scrive in memoria di un collega defunto; esso prende
nome dal pianto apparente dell’alligatore. |
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