Gli inquinanti ambientali
possono aggredire l'essere umano in molti momenti dell'arco
vitale, e produrre su di esso danni più o meno gravi, talora
irreparabili.
In genere, l'embrione può
essere cronologicamente il primo bersaglio di molti agenti
patogeni capaci di esprimere una embriotossicità che talvolta è
disvitale prenatale e tal’altra è invece compatibile con la
nascita di un bimbo caratterizzato da un destino tutt'altro che
entusiasmante. Tuttavia la vita insegna che, a monte della
condizione embrionale, alcuni veleni ambientali capaci di svolgere
un'azione genotossica, perché clastogena, a spese delle cellule
germinali del maschio e della femmina sono in grado di colpire il
nuovo essere prima ancora che si formi producendo alterazioni sul
genoma degli spermatozoi paterni e dell'ovulo materno che si
trasmettono alle espressioni fenotipiche del nuovo essere, senza
impedire la fecondazione. In questo caso possiamo trovarci di
fronte ad una disabilità congenita del neonato, di origine
ambientale.
Questo soggetto si presenta
alla vita con un handicap più o meno debilitante per le
funzioni e le attività proprie della sua vita di relazione che non
sono necessariamente sempre legate a quella incapacità di
deambulare che lo costringe a spostarsi con una sedia a rotelle e
grazie al contributo dell'accompagnamento da parte di altri esseri
umani efficienti e volenterosi.
La presente nota passa in rassegna
alcuni degli agenti inquinanti dell'ambiente, più o meno
largamente diffusi nell'ambiente di lavoro e di vita, di cui la
letteratura scientifica biomedica ha testimoniato attività
clastogena per le cellule germinali maschili e/o femminili.
Il grafico mette in risalto come alcuni
di questi inquinanti patogeni siano legati ai processi produttivi
primari oppure a quelli secondari. Poi, prima di ogni altra
considerazione, va segnalato che per tutti questi agenti, come
sempre nell'ambito della patologia ambientale, dobbiamo temere
quegli effetti di sinergismo e di potenziamento illustrati in modo
figurativo dal cosiddetto cocktail.
Un altro aspetto importante è che le
disabilità congenite non sono le uniche a debilitare in modo
permanente ed irreversibile l'efficienza fisica ed intellettiva
dell'essere umano. Questo concetto trova riscontro nel fatto che
l'uomo possa subire una grave debilitazione anche quando, pur
potendo camminare con le sue gambe, è affetto da altre
manifestazioni gravi di patologia ambientale, intervenute più a
valle durante l'arco vitale. Tali sono, per esempio: un rene
grinzo che richiede un programma costante di dialisi, oppure del
trapianto dell'organo, una cirrosi epatica che mette il soggetto
in lista di attesa di un trapianto dell'organo, una cardiopatia
incompatibile con la sopravvivenza e che richiede il trapianto di
cuore, una neuropatia che sta alla base del morbo di Alzheimer o
del morbo di Parkinson. Anche per tutte queste evenienze si può
pensare ad un' eziologia ambientale, senza escluderle dal novero,
per meglio dire, dal “cartello” ufficiale degli handicaps.
Addendum: una recentissima pubblicazione di Finnell et al.
(2002) ha illustrato non solo i meccanismi patogenetici delle
malformazioni congenite causate da tre classi di farmaci, ma anche
gli ingenti costi economico-finanziari della collettività, senza
valutare quelli emozionali, appannaggio degli sventurati e dei
loro familiari.
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