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Gruppo di
Ricerca
per la Prevenzione
della
Patologia
Ambientale |
Associazione Scientifica senza fini di
lucro | |
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English |
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CINETICA DELLA PATOLOGIA AMBIENTALE
LUNGO L’ARCO VITALE DELL’UOMO |
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CD-10 |
CONCLUSIONE:
COSA NON FARE O COME FARLA
MEGLIO
PER L’AMBIENTE E PER LA
SALUTE. |
MENABO’ |
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01 |
Acari e altri parassiti presenti
nell’ambiente. |
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02
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Formaldeide. |
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03 |
Muri emittenti
Radon. |
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04 |
Campi ELETTROMAGNETICI –
Ripetitori
per telefonia mobile. |
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05 |
Campi ELETTROMAGNETICI -
Elettrodotti
ed abitazioni. |
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06 |
Campi
ELETTROMAGNETICI – Cellulari ed elettrodomestici. |
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07 |
ALOGENOCOMPOSTI: CCI4, Trielina
& VCM. |
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08 |
PROPELLENTI (CFC) PER COSMETICI (Schiuma da barba, deodoranti,
lacca per capelli).
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09 |
PROPELLENTI
(CFC) PER PESTICIDI E PER VERNICI. |
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10 |
GAS PER
REFRIGERAZIONE - Freon disperso da frigoriferi. |
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11 |
Trielina - Lavaggio
a secco di indumenti. |
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12 |
Naftalina
- Protezione di indumenti di lana con tarmicidi. |
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13 |
BENZENE IN
CARBURANTI “VERDI”E POTENZIAMENTO. |
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14 |
ALOGENOCOMPOSTI COME ANTINCENDIO: CCi4, hALON,
POLVERE. |
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15 |
gLUTAMMATO MONOSODICO. |
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16 |
CADMIO NEI CIBI E NEL FUMO DI TABACCO. |
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17 |
Alluminio
- Alimenti prodotti e smerciati in foglio di alluminio. |
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18 |
Alluminio –
Cibi
contenuti in vaschette di alluminio. |
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19 |
ALLUMINIO –
Cibi cotti in tegami o pentole di alluminio. |
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20 |
ALLUMINIO -
Farmaci antiulcera (Maalox). |
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21 |
Alluminio -
Acqua
d’acquedotto chiariflocculata con policloruro di alluminio. |
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22 |
PIOMBO -
Tegami di coccio con vetrina al piombo. |
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23 |
Piombo
- Tegami e pentole di coccio con vetrina al piombo. |
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24 |
PIOMBO -
Tazze di ceramica con vetrina al piombo. |
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25 |
PIOMBO -
Vasellame decorato e con vetrina al piombo. |
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26 |
PIOMBO -
Farmaci recalcificanti costituiti da polvere di guscio di
molluschi marini. |
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27 |
PIOMBO -
Giocattoli di piombo (soldatini). |
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28 |
PIOMBO -
Giocattoli di piombo (modelli di armi). |
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29 |
PIOMBO -
Consumo di cibi in dehors prossimi a traffico veicolare
intenso. |
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30 |
PIOMBO -
Pratica del jogging in vie urbane con elevato traffico
veicolare. |
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31 |
PIOMBO - Pulizia di muri esterni mediante abrasione con sabbie
piombifere.
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32 |
Piombo
- Raccolta di foglie caduche con strumenti a soffiatura con
dispersione nell’aria anche di amianto, micropolveri, silice e
DPPD. |
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33 |
MERCURIO –
Cibi di pescato marino (Minamata). |
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34 |
MERCURIO –
Cibi di carni contaminate (Ratcliffe). |
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35 |
MERCURIO –
Inalazione di vapori di mercurio da termometro rotto. |
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36 |
MERCURIO –
Inalazione di polveri inquinate (Bertini). |
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37 |
MERCURIO –
Otturazioni dentarie con amalgama d’argento. |
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SILICE -
Sniffing con Ajax. |
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39 |
CADMIO –
Derrate alimentari di origine vegetale contaminate.
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40 |
CANCEROGENI E
CADMIO – Fumo di tabacco, attivo e passivo. |
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41 |
BENZENE -
Abitazioni prossime a distributori di carburante “verde”. |
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42 |
TOMBINI
OTTURATI - Con pozzanghere dopo le precipitazioni atmosferiche. |
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43 |
ALCOOL -
Cospicua assunzione di alcoolici o superalcoolici. |
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44 |
PESTICIDI
–Omissione del periodo di latenza, ed uso di tensioattivi. |
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45 |
ACQUE MINERALI
E ACQUA D’ACQUEDOTTO, COSA SI BEVE OGGI IN EUROPA?. |
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UNO DEI TANTI ESEMPI
DI COSA NON FARE O COME
FARLA MEGLIO |
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BIBLIOGRAFIA |
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ALLUMINIO
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Veicoli |
A: polveri (Vandenplas O., et al.,
1996)
B: cibi
(Maitani T., et al., 1996)
C:
dialisi in nefropatici (Van Landeghem G.F.,
et al., 1998) |
Esposizione |
A: inalazione di polveri (Vandenplas O., et
al., 1996)
B:
ingestione cibi contaminati (Maitani T., et al.,
1996)
C: soluzioni di elettroliti contenenti alluminio
(Van Landeghem G.F., et al.,
1998) |
Bersagli biologici |
A:
apparato respiratorio (Newman L.S.,
1998)
B: fegato (Maitani T., et al.,
1996)
C: osso
e apparato scheletrico (Popinska K., et al.,
1999)
D: rene
(Tzanno Martins C., et al., 1996)
E: S.N.C.
(Nayak P., Chatterjee A. K. 1999)
F:
apparato riproduttore (Bataineh H., et al.,
1998)
G:
mitocondri dei parenchimi (Gandolfi L., et
al., 1998; Trombley P.Q. 1998)
H:
A.L.A.-D
(Schetinger M.R.C., et al.,
1999)
I: embrione (Calevro F., et al.,
1998) |
Patologie |
A: reazioni asmatiche (Vandenplas O., et
al., 1996)
B:
epatossicità e colestasi (Maitani T., et al., 1996;
Popinska K., et al.,
1999)
C:
calcificazione ritardata e ritardo nella
crescita (Belles M., et al., 1998; Popinska K.,
et
al.,1999)
D: insufficienza renale (Tzanno Martins C.,
et al., 1996)
E: encefalopatie, Alzheimer e danni neuronali (Nayak P.,
Chatterjee A.K. 1999;
Suarez Fernande M.B
et al., 1999; Anghileri L.J., Thouvenot P.,
1999)
F:
ridotta fertilità, disturbi sul comportamento
sessuale (Bataineh H., et al.,
1998)
G:
alterata omeostasi Ca 2+ e
regolazione del GABA (Gandolfi L., et al 1998; Trombley
P.Q.
1998)
H:
anemia (Schetinger M.R.C., et al
1999)
I:
miopatia (Kes P.,
Pasini J. 1998)
J: ritardata differenziazione del S.N.C. e dello
scheletro dell’embrione (Calevro F., et al
1998) | |
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QUADRO DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER |
Da VADEMECUM
CLINICO
V. Fattorusso e O. Ritter
Masson, maggio
1987
ALZHEIMER, Malattia
di
Sinonimi: demenza presenile, atrofia cerebrale
diffusa.
Definizione: demenza di tipo senile che insorge precocemente,
caratterizzata clinicamente da un decadimento mentale rapido e,
anatomicamente, da un’atrofia cerebrale diffusa con placche senili
disseminate.
Anatomia patologica
1. Malattia di
Alzheimer: degenerazione neurofibrillare, atrofia dei neuroni,
proliferazione astrocitaria. In uno stadio avanzato, le
circonvoluzioni cerebrali sono atrofizzate, i ventricoli dilatati.
Deficit colinergico di certi neuroni
sotto-corticali.
2. Malattia di Pick: stesse lesioni, ma
limitate ai lobi frontali e temporali; inoltre, inclusioni
argirofile nelle cellule nervose.
Sintomi: esordio insidioso, tra i
40 e 60 anni, talvolta più presto, con disturbi rapidamente
progressivi della memoria con confabulazione, disturbi del
linguaggio (parafasia, aprassia, disturbi del giudizio e del
ragionamento).
All’esordio il malato è cosciente dei
suoi disturbi, poi evoluzione irreversibile verso la demenza
completa. Talvolta crisi epilettiche e ipertonia muscolare. Nella
malattia di Pick si osserva talvolta una sindrome frontale
(v.).
Diagnosi
differenziale:
quella delle amnesie (v. questo termine).
TAC: l’immagine può essere
normale, poiché l’atrofia è spesso solamente
microscopica.
Terapia:
sintomatica. |
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PREVENZIONE DELLA NEUROPATIA DA
ALLUMINIO |
NO |
all’uso del pentolame di alluminio. |
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NO |
all’uso di fogli di alluminio per involgere
cibi. |
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NO |
all’uso del policloruro di alluminio per
accelerare la floccula-zione delle impurezze dell’acqua da
potabilizzare – potus con acqua purificata mediante
osmosi inversa. |
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NO |
all’uso di recipienti di vetro contenente
alluminio per le soluzioni saline impiegate nella
dialisi dei nefropatici. |
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NO |
all’assunzione di Maalox (contenente il
3,5% di alluminio idrossido) come farmaco antiacido nei
pazienti affetti da ulcera gastrica. |
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COSI’ POTREBBERO ESSERE
RIDOTTI I COSTI MORALI
E FINANZIARI
DEL MORBO DI ALZHEIMER
BASTA POCO PRIMA DI ESSERE
COSTRETTI A SPENDERE I 170 MILIARDI
DEL SIGNOR MINISTRO,
A MENO CHE NON CI SI VOGLIA
MARCIARE
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CALCOLI URINARI |
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“L’acqua, il 70% di noi: cosa
beviamo?” |
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La relazione passa in rassegna
soprattutto i più comuni rischi patogeni per l'uomo nell'ambiente di
vita, escludendo quelli occupazionali che, per le peculiari
caratteristiche di esposizione, sono già oggetto di accurata
osservazione e di trattamento, generalmente anche preventivo. Gli
agenti patogeni che colpiscono l'uomo nel suo ambiente di vita
domiciliare od extramurale, frequentemente, sono gli stessi che lo
aggrediscono mentre svolge la sua normale attività lavorativa. In
questa nota, vengono privilegiati i rischi patogeni non
occupazionali perché generalmente non sono conosciuti come tali per
una mancanza di consapevolezza, attiva oltre che passiva a seconda
delle circostanze.
In primo luogo, viene
prestata la massima attenzione 1) al sinergismo di molte noxae
patogene, legato alla compresenza di diversi agenti lesivi e 2)
al potenziamento tossicologico che dipende da un'eventuale
induzione enzimatica delle cellule deputate al metabolismo
degli xenobiotici che possono diventare veleni veri e propri.
Queste conoscenze permettono al sanitario di compiere correttamente
la diagnosi eziologica non appena il soggetto esposto ha superato
l'orizzonte clinico e, nei limiti delle sue possibilità, di
intervenire facendo cessare l'esposizione al rischio prima che il
paziente debba superare il punto di non ritorno, vale a dire
l'irreversibilità delle lesioni.
Nella parte
descrittiva vengono successivamente presi in considerazione i
principali inquinanti dell'ambiente di vita, sia quelli
dell'ambiente domestico, sia quelli che aggrediscono l’essere umano
mentre si trova fuori casa.
La rassegna dei rischi non pretende
di essere completa ed esaustiva ma almeno di offrire al
cittadino comune una panoramica dei possibili danni prodotti dagli
inquinanti ambientali. All'inizio, sono ricordati due agenti di
rischio reperibili in ambiente domestico: alcuni parassiti, come gli
acari, che sono responsabili di sensibilizzazione allergica, e la
formaldeide, una sostanza chimica molto diffusa nei locali dove si
trovano manufatti in legno plastificati. In casa, come fuori,
l'essere umano oggigiorno può trovarsi esposto a campi
elettromagnetici, di origine endogena oppure generati all'esterno
dell'abitazione. Un risalto particolare viene dato al fatto che
questi agenti potenzialmente lesivi possono concorrere in quel
meccanismo di sinergismo con altri patogeni, mentre è improbabile
che, da soli, raggiungono livelli di intensità tali da
provocare una loro propria severa patologia. Successivamente
vengono ricordati i clorofluorocarburi, usati spesso in casa come
propellenti, oppure come estintori di incendio. Passando poi ai
metalli pesanti, si presta attenzione all'azione patogena
dell'alluminio che entra nell'organismo attraverso diversi
meccanismi, alimentari o non. Sono considerate inoltre alcune
abitudini di vita che possono esporre al piombo, generalmente in
modo surretizio. Tra gli altri metalli pesanti vengono segnalate le
occasioni in cui, come è dimostrato dalla letteratura
scientifica, l'essere umano può contrarre severe patologie quando
viene esposto al cadmio oppure al mercurio. Infine viene considerata
la possibilità che il fumo di tabacco e l'assunzione di alcol
esprimano un'azione di sinergismo o di potenziamento a carico di
comuni manifestazioni di patologia ambientale.
Si conclude
mettendo in risalto il rischio che episodi di grave e diffuso
inquinamento, sebbene non di origine bellica, causati da disastri
antropogeni, avvenuti in terraferma oppure in mare, possano
interessare l'attuale popolazione nella sua globalità, in modo
simile a quello che afflisse nell'antichità i greci ed i romani, e
le cui testimonianze si sono trasferite a distanza come è dimostrato
dai dati che descrivono l'inquinamento da piombo tuttora presente
nei ghiacci della
Groenlandia.
Riguardo alla diatriba tra il consumo di acque minerali commerciali
e quello delle acque erogate dagli acquedotti municipali,
semplicisticamente, possiamo dire che beviamo di tutto. Per
alimentare il nostro ricambio idrico, che varia con il mutare delle
esigenze metaboliche, della temperatura e dell’umidità ambientale,
dell’attività fisica, avremmo bisogno di coprire il nostro
fabbisogno di H2O tal quale. Invece ci tocca bere questo composto
naturale condito da una miriade di sostanze, di composti, di esseri
viventi di cui faremmo a meno. L’inconsapevolezza del contenuto
delle acque naturali, o di quelle erogate dagli acquedotti delle
comunità municipali, oppure da quelle imbottigliate e gassate per
esserci vendute, ci espone talora al rischio di affrontare acqua da
bere non del tutto innocua. Infatti, non è escluso che entrambe le
fonti dell’acqua alimentare possano presentare loro peculiari pecche
degne di considerazione. In generale, le acque minerali sono
batteriologicamente pure per davvero – ci mancherebbe altro – ma
talora hanno un residuo fisso dichiarato tanto elevato che le rende
più gustose ma che rappresenta un concreto rischio di urolitiasi. La
formazione di calcoli urinari è comunque da prevenire anche se ora
ci si può avvalere del litotritore. D’altra parte, l’acqua
dell’acquedotto talora potrebbe portarci nel bicchiere, e poi
nell’organismo, metalli pesanti nocivi impiegati nella
chiariflocculazione e/o nella sterilizzazione dell’acqua destinata a
diventare potabile. Tutto ciò vale nonostante quanto viene
raccontato dagli operatori dell’informazione, carta stampata o
etere, o riferito tra quelle lepidezze riportate sulle etichette
delle bottiglie delle acque commerciali, tutte immancabilmente
capaci di favorire la diuresi, oppure, per il rubinetto di casa,
come è garantito dalle apposite commissioni di assaggiatori. |
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