LEZIONI PER
IL MONDO |
da Masazumi HARADA, Minamata
disease: methylmercury poisoning in Japan caused by
environmental Pollution. Critical Reviews in Toxicology,
25, 1-24, 1995.
Dep. of Epidemiology, Institute of Medical Genetics,
Kumamoto University Medical School, Japan.
Sezione IX: L’unico modo con cui le vittime di Minamata
possono essere ripagate completamente per le loro sofferenze
è che gli altri possano trarre beneficio dalla lezione
appresa. Le genti di Minamata, di Niigata, dell’Iraq, del
Nuovo Messico ed altre ancora sono incappate in un malanno
emblematico del progresso dei nostri tempi. Le popolazioni
dell’Amazzonia, in Brasile, ora vivono con il timore che
anch’esse possano presto patire gli effetti
dell’inquinamento dell’ambiente. I paesi in via di sviluppo
tendono a promuovere un progresso economico di breve durata
a spese delle conseguenze future per la qualità
dell’ambiente. Tuttavia, questo tipo di malattie e le gravi
conseguenze a carico della società possono essere evitate
mediante un affinamento delle misure di controllo. La
diffusione della consapevolezza che lo stesso problema si è
già verificato altrove in conseguenza delle medesime cause è
altrettanto di importanza vitale. Sotto questo profilo, lo
scambio dei punti di vista e delle esperienze, tra i
ricercatori e coloro che fanno politica nei diversi paesi,
può essere un passo decisivo per evitare simili catastrofi
in futuro. Quale primo episodio di questa serie di tragedie,
Minamata offre al mondo un’opportunità per ESAMINARE,
per IMPARARE, e per PREVENIRE. |
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RIASSUNTO |
Anche il mercurio, come tanti altri metalli pesanti, è dotato di
proprietà chimico-fisiche che lo fanno un elemento prezioso per i
molteplici usi cui l’uomo moderno lo sottopone per le esigente
tecnologiche proprie dell’età industriale. Ed in perfetta
analogia con quanto avviene nelle altre circostanze, l’uomo si
trova esposto ad esso non solo nell’ambiente occupazionale, ma
anche nell’ambiente di vita più lato, dal momento che molto spesso
le scorie dei processi produttivi sono dissipate o “distrutte” in
modo irrazionale ed al di fuori delle precauzioni richieste dalla
sicurezza.
Inoltre, non solo l’adulto, ma anche l’embrione è prono alla
nocività del mercurio. In entrambe queste circostanze, il sistema
nervoso centrale è il bersaglio più suscettibile all’azione
tossica dell’elemento sebbene anche altri organi non siano per
nulla refrattari, quali il rene, il fegato, il polmone. Poi ,
mentre nell’adulto i sintomi della neurotossicità, seppur gravi,
permettono uno certo sviluppo di una vita di qualità scadente, al
neonato spastico da mercurio l’esperienza epidemiologica accredita
un’attesa di vita che generalmente non supera i dieci anni, con
una compromissione della qualità decisamente drammatica.
In considerazione delle gravi lesioni subite dall’essere umano ad
opera del mercurio, è utile menzionare alcune delle circostanze in
cui tale elemento ci può aggredire, in primo luogo per
l’acquisizione di una consapevolezza tale da permetterci di
prevenire i rischi e quindi i danni.
Come sempre, nell’eziologia della patologia ambientale, è raro che
l’uomo della strada, purtroppo talora anche il sanitario, sia
sufficientemente consapevole dei rischi meno eclatanti, ancorché
realistici. L’esempio più classico è dato dal mercurio
odontoiatrico, i cui rischi rappresentano una vexata questio,
e fin che si tratta dell’ambiente e della salute del paziente
poco male è per il sanitario che ci marcia, ma la
letteratura scientifica ci dimostra i danni comportamentali per il
dentista stesso. Questo problema, così come l’origine alimentare
del mercurio, anche nelle forme più surrettizie trovano in questo
lavoro una trattazione accurata. Analogamente vengono illustrate
alcune circostanze di esposizione domiciliare.
In aggiunta viene riportato un breve excursus di episodi
storici in cui l’esposizione al mercurio ha provocato danni gravi
e/o irreversibili a gruppi di cittadini. Ma soprattutto essi
vengono affiancati da situazioni e fatti del tutto recenti che
testimoniano come l’uomo, di fronte ai rischi ambientali, sia pur
sempre l’eterno fanciullo detto da G. Bizzozero, oppure un essere
sicuramente meno astuto del ciuco, quell’asino che va nel pantano
una sola volta nella vita (cfr. CD-8). |