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1.
CORPI IDRICI
DELLA PIANURA PADANA |
Lo studio delle
condizioni ecotossicologiche dei corpi idrici rappresenta uno
strumento per valutare il grado di inquinamento dell’ambiente in
generale. Nel corso del triennio 1995-1997 sono state eseguite
ricerche sperimentali sulle variazioni delle condizioni
ecotossicologiche di 24 dei principali affluenti del Po, con
prelievi semestrali - aprile e ottobre - in 29 siti. In
particolare, uno dei corpi idrici piemontesi, il Sangone, è stato
suddiviso in 6 settori.
Sono
state studiate non solo l’acqua fluente, componente precario delle
condizioni dei corpi idrici, ma anche il sedimento di fondo che,
sebbene variabile in conseguenza di interventi antropogeni o di
fenomeni naturali, costituisce una testimonianza meno effimera e
più fedele del grado di inquinamento. Dei campioni prelevati sono
stati determinati alcuni parametri diretti della nocività
potenziale. Nel sedimento di fondo è stato valutato il contenuto
di alcuni dei metalli pesanti più nocivi per la salute umana. Sia
dell’acqua fluente, come dell’acqua interstiziale del sedimento,
ma soprattutto dei composti organici liposolubili estratti dal
particolato del sedimento, è stata valutata la tossicità mediante
una batteria di quattro saggi biologici, costituiti da specie
viventi suscettibili in modo peculiare all’azione nociva di
diverse classi di veleni ambientali. Questo approccio, sebbene non
assoluto ed ancora perfettibile, ha fornito un quadro completo del
grado di inquinamento del sedimento fluviale. Il profilo
granulometrico del particolato del sedimento ha generalmente
confermato le attese legate all’origine appenninica od alpina dei
corsi d’acqua, ed ha indicato chiaramente il livello di rischio
della funzione di sink per gli inquinanti, maggiore per i
sedimenti costituiti da argilla-limo, rispetto a quelli sabbiosi.
Un altro parametro particolarmente importante è la connessione del
profilo pluviometrico con la concentrazione dei rischi legati
all’acqua fluente od al sedimento di fondo. Durante il triennio
osservato, le condizioni ecotossicologiche dei corpi idrici sono
variate, talora in senso peggiorativo oppure, in alcuni casi, con
miglioramenti apprezzabili. I risultati della ricerca, in linea di
massima, confermano le attese legate non solo alle situazioni
idrogeologiche, ma anche e soprattutto agli insediamenti
produttivi, sia del settore primario sia di quello secondario,
eventualmente aggravati dalla precarietà o dall’assenza di
adeguati impianti di depurazione. Ne sono esempi chiari e
significativi, in modo particolare, il Sangone, l’Olona, il Lambro,
il Mincio, il Secchia e il Panaro. I dati raccolti testimoniano un
grave livello di inquinamento, sporadico del torrente piemontese,
costante degli altri corpi idrici, e con punte massime e senza
remissioni nel Lambro e nel Mincio. Tra l’altro, particolarmente
preoccupante appare la concentrazione del mercurio nel sedimento
di fondo del Mincio, se si tiene conto della nocività per il
sistema nervoso nell’adulto e nel feto, oltre che per il rene, sia
nell’animale sperimentale sia per l’essere umano, documentata da
tempo nella letteratura scientifica a carico di questo prezioso ma
perverso elemento. Dai risultati della concentrazione dei metalli
pesanti più nocivi, integrati con i livelli di tossicità in vitro
sulle batterie di saggi biologici, è stata formulata una
graduatoria di gravità di inquinamento dei diversi bacini
fluviali, l’Agogna è risultato il corpo idrico meno inquinato,
mentre i peggiori sono apparsi il Sangone, l’Olona il Lambro e il
Mincio.
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GRADUATORIA FINALE
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n. progr.
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Corpo idrico
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Punti
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1 |
13 Agogna
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3.4 |
2 |
02 Pellice |
6.1 |
3 |
09 Stura Demonte |
6.5 |
4 |
01 Po-Villafranca |
7.0 |
5 |
07 Dora Baltea |
7.2 |
6 |
08 Sesia |
7.3 |
7 |
14 Terdoppio |
7.4 |
8 |
06 Orco |
8.5 |
9 |
19 Adda |
9.0 |
10 |
15 Ticino |
9.6 |
11 |
05 Stura Lanzo |
9.7 |
12 |
18 Trebbia |
11.3 |
13 |
24 Panaro |
13.3 |
14 |
21 Oglio |
14.0 |
15 |
12 Scrivia |
14.4 |
16 |
23 Secchia
|
14.9 |
17 |
04 Dora Riparia |
15.1 |
18 |
20 Taro |
15.6 |
19 |
11 Bormida |
16.3 |
20 |
10 Tanaro |
17.4 |
21 |
03 Sangone |
20.8 |
22 |
16 Olona |
20.9 |
23 |
17 Lambro |
21.3 |
24 |
22 Mincio |
21.3 |
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2.
CORPI IDRICI
PIEMONTESI |
Nel corso del 1996 e
del 1997, il modello sperimentale di monitoraggio applicato ai 24
affluenti del Po, è stato esteso a tre bacini idrogeologici
piemontesi di rilevante interesse ambientale: il bacino del rio
Torto, la valle del Chiusella, la sezione vercellese-alessandrina
del parco del Po, a Valenza.
I risultati
ottenuti confermano la relazione dei livelli di tossicità legata
ai sedimenti fluviali con l’abbondanza delle frazioni argilla +
limo nel particolato sedimentale, oltre che con la concentrazione
del materiale lipofilo. Il primo parametro - il profilo
granulometrico - potrebbe dipendere dalle condizioni orografiche
della valle di provenienza del fiume, ma il secondo è
prevalentemente antropogeno. Le variazioni di queste condizioni
nel tempo possono aver risentito della grave e prolungata siccità
dei primi mesi del 1997.
Il
modello di studio sistematico delle acque del rio Torto, con
prelievi - ogni ora per un’intera giornata - ha permesso di
evidenziare, nelle oscillazioni della carica batterica, gli
effetti di azioni antropogene di inquinamento. Questi meritano la
miglior attenzione possibile, e suggeriscono l’opportunità di
applicare questo modello sperimentale a corpi idrici che sono
stati e sono tuttora oggetto di degrado ambientale, attuato per
dolo o per colpa.
Nel
corso del 2000 sono state studiate le condizioni ecotossicologiche
di due corpi idrici della cintura di Torino: il torrente Banna ed
il rio Tepice. Lo studio di diversi siti dei due corpi idrici,
distribuiti in rapporto sia con gli insediamenti produttivi del
settore primario e di quello secondario, sia con gli insediamenti
residenziali - vale a dire cascinali, industrie e centri urbani –
ha dimostrato una volta di più gli stretti rapporti che esistono
tra i componenti di quella specifica triade interattiva che vede
l’uomo attore e bersaglio di quegli inquinanti che diffonde
nell’ambiente senza pietà per vivere più comodamente, ma forse non
meglio e non più a lungo. Emblematica, nonostante le attese di
alcuni addetti ai lavori, la metamorfosi del Tepice pre-Chieri
ed il Tepice post-Chieri. Ne sono testimoni viventi gli
abitanti che devono subire le molestie ambientali di un lezzo
insostenibile durante i mesi caldi dell’estate. Poi, dopo le fogne
dei centri abitati, da un lato, e le discariche delle stalle
agricole, dall’altro, questi due sventurati corpi idrici scorrono
verso il loro destino, che si chiama Po, a cui si presentano in
condizioni meno grevi di quelle manifestate in itinere.
Infatti, sia l’inquinamento dell’acqua fluente sia i parametri
negativi del sedimento di fondo sembrano migliorare, sebbene a
macchia di leopardo. Forse non si può ascrivere il fenomeno ad una
miracolosa biodepurazione. Per quanto concerne l’acqua, la
diluizione e la cattura da parte del sedimento potrebbero essere
la causa di questo apparente miglioramento, come è avvenuto per il
cianuro nel Danubio. Riguardo al sedimento di fondo, bisogna
ammettere che la sua qualità dipende anche dalla distanza dagli
effluvi inquinanti. Soprattutto non si può dimenticare che una
piena può portare a valle i veleni adsorbiti in un determinato
sito. La ricerca di Cai et al., (1995) sull’epidemia di
Itai-Itai disease nella Dayu County in Cina può insegnare
molto al riguardo, al di là dell’eleganza del profilo
granulometrico. Infatti la bomba ad orologeria può
scoppiare in qualunque momento, e dopo non serve più gridare: ”al
lupo!” e non sarà tragica fatalità, bensì tragica bestialità.
3.
CORPI
IDRICI DELLA VAL DI CECINA
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Negli anni 1998/1999
il modello sperimentale è stato applicato ai corpi idrici del
bacino del fiume Cecina. Anche nella regione toscana, sia del
fiume Cecina che di alcuni dei suoi maggiori affluenti, sono stati
prelevati in campo, e poi studiati in laboratorio, campioni
dell’acqua fluente e del sedimento di fondo.
La determinazione dei metalli
pesanti presenti nel sedimento di fondo ha interessato alcuni
elementi tra i più nocivi nei confronti della salute umana. Si
tratta di: alluminio, arsenico, cadmio, cobalto, cromo, ferro,
manganese, rame, mercurio, nickel, piombo e zinco. La
concentrazione di alcuni di essi (As, Cu, Hg) presenti in
particolari siti di prelievo risulta essere molto superiore
rispetto alla concentrazione media della crosta terrestre: questo
è un indice eloquente dell’inquinamento antropogeno dell’ambiente.
Un
risultato particolarmente interessante riguarda la concentrazione
del mercurio. Questo elemento neuro- e nefro-tossico è stato
trovato in elevate concentrazioni nel Botro di Santa Marta, nel
Cecina poco dopo la confluenza con esso e nel torrente Possera. I
nostri risultati, presentati pubblicamente, hanno stimolato le
strutture pubbliche preposte per il controllo dell'ambiente a
determinare il contenuto del mercurio non solo nell'acqua fluente
ma anche nel sedimento di fondo: per miracolo,
seguendo questa procedura, è emerso un elevato grado di
inquinamento da mercurio nella Valdicecina, con valori talora
superiori a quelli riscontrati dalla nostra unità operativa (100
ppm nel Botro di Santa Marta contro i 5,6 della nostra precedente
ricerca). Un anno dopo il primo convegno a Cecina, i funzionari
della struttura pubblica hanno confessato che il contenuto di
mercurio dell’acqua era entro i limiti di legge, ma che le
dolenti note cominciavano quando si considerava il
sedimento.
Inoltre,
di alcuni corpi idrici artificiali in entrata o in uscita da un
insediamento industriale sono state valutate: la portata, la
quantità di sostanze minerali calcaree riversate in mare e la
quantità di mercurio presente nel sedimento. Per quanto riguarda
l'emissario Fosso Bianco, si è riscontrato un'elevatissima
concentrazione di mercurio nel sedimento e di materiale calcareo
nell'acqua. Verosimilmente quest'ultimo potrebbe costituire una
sorta di manto di copertura dello strato di mercurio riversato in
mare nei decenni passati, presente nei fondali marini al largo di
Castiglioncello. Questa situazione potrebbe garantire una certa
protezione dalla dispersione del mercurio, senonché questa
funzione protettiva potrebbe essere annullata dalla prima
mareggiata. Un fatto da segnalare riguardo ai rischi per la salute
umana è che anche l’ittiofauna toscana, stanziale o di passo che
sia, può comportarsi analogamente a quella giapponese di Minamata,
assumendo mercurio, concentrandolo nelle sue carni e
trasformandolo in un micidiale composto organico - il
metilmercurio - che l’uomo può assumere consumando derrate
alimentari di origine animale.
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