Sito Ufficiale del Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale - a cura di Giancarlo Ugazio

Gruppo di Ricerca per la Prevenzione

della Patologia Ambientale

Associazione Scientifica senza fini di lucro

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CINETICA  DELLA  PATOLOGIA  AMBIENTALE LUNGO  L’ARCO  VITALE  DELL’UOMO



 

CD-9

AMBIENTE E SALUTE:  i corpi idrici: CARTINA AL TORNASOLE DELL’INQUINAMENTO DELL’AMBIENTE                                   

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MENABO’

01.a

Rapporti tra uomo e corpi idrici

01.b

Errori potenziali, per colpa o per dolo, nella  valutazione dei rischi

dell’inquinamento ambientale

02.a

Considerazioni metodologiche sullo studio  dell’inquinamento dI un corpo  idrico.

02.b

DEFINIZIONE  E COMPOSIZIONE DI UN SEDIMENTO: PERCHE' SI ESEGUONO RICERCHE TOSSICOLOGICHE SUI SEDIMENTI?

03

EVOLUZIONE TEMPORALE DEGLI EFFETTI DI  SINK E DI SOURCE DEL SEDIMENTO DI FONDO  PER I COMPOSTI NOCIVI, VEICOLATI DA UN  CORPO IDRICO, CHE RAPPRESENTANO UN RISCHIO PER LA SALUTE

04.1 BACINO PADANO
04.2

Graduatoria finale di INQUINAMENTO dei sedimenti fluviali  sulla base della tossicità in vitro, dei composti organici estraibili con solventi e della concentrazione di metalli pesanti

05 CORPI IDRICI PIEMONTESI:  RIO BANNA e TORRENTE TEPICE
06

CORPI IDRICI PIEMONTESI:  RIO TORTO, CHIUSELLA, LANCHE DI VALENZA PO

01.b CORPI IDRICI DELLA VALDICECINA

 

RIASSUNTO

 

1.      CORPI  IDRICI  DELLA  PIANURA  PADANA

    Lo studio delle condizioni ecotossicologiche dei corpi idrici  rappresenta uno strumento per valutare il grado di inquinamento dell’ambiente in generale. Nel corso del triennio 1995-1997 sono state eseguite ricerche sperimentali sulle variazioni delle condizioni ecotossicologiche di 24 dei principali affluenti del Po, con prelievi semestrali - aprile e ottobre - in 29 siti. In particolare, uno dei corpi idrici piemontesi, il Sangone, è stato suddiviso in 6 settori.

   Sono state studiate non solo l’acqua fluente, componente precario delle condizioni dei corpi idrici, ma anche il sedimento di fondo che, sebbene variabile in conseguenza di interventi antropogeni o di fenomeni naturali, costituisce una testimonianza meno effimera e più fedele del grado di inquinamento. Dei campioni prelevati sono stati determinati alcuni parametri diretti della nocività potenziale. Nel sedimento di fondo è stato valutato il contenuto di alcuni dei metalli pesanti più nocivi per la salute umana. Sia dell’acqua fluente, come dell’acqua interstiziale del sedimento, ma soprattutto dei composti organici liposolubili estratti dal particolato del sedimento, è stata valutata la tossicità mediante una batteria di quattro saggi biologici, costituiti da specie viventi suscettibili in modo peculiare all’azione nociva di diverse classi di veleni ambientali. Questo approccio, sebbene non assoluto ed ancora perfettibile, ha fornito un quadro completo del grado di inquinamento del sedimento fluviale. Il profilo granulometrico del particolato del sedimento ha generalmente confermato le attese legate all’origine appenninica od alpina dei corsi d’acqua, ed ha indicato chiaramente il livello di rischio della funzione di sink per gli inquinanti, maggiore per i sedimenti costituiti da argilla-limo, rispetto a quelli sabbiosi. Un altro parametro particolarmente importante è la connessione del profilo pluviometrico con la concentrazione dei rischi legati all’acqua fluente od al sedimento di fondo. Durante il triennio osservato, le condizioni ecotossicologiche dei corpi idrici sono variate, talora in senso peggiorativo oppure, in alcuni casi,  con miglioramenti apprezzabili. I risultati della ricerca, in linea di massima, confermano le attese legate non solo alle situazioni idrogeologiche, ma anche e soprattutto agli insediamenti produttivi, sia del settore primario sia di quello secondario, eventualmente aggravati dalla precarietà o dall’assenza di adeguati impianti di depurazione. Ne sono esempi chiari e significativi, in modo particolare, il Sangone, l’Olona, il Lambro, il Mincio, il Secchia e il Panaro. I dati raccolti testimoniano un grave livello di inquinamento, sporadico del torrente piemontese, costante degli altri corpi idrici, e con punte massime e senza remissioni nel Lambro e nel Mincio. Tra l’altro, particolarmente preoccupante appare la concentrazione del mercurio nel sedimento di fondo del Mincio, se si tiene conto della nocività per il sistema nervoso nell’adulto e nel feto, oltre che per il rene, sia nell’animale sperimentale sia per l’essere umano, documentata da tempo nella letteratura scientifica a carico di questo prezioso ma perverso elemento. Dai risultati della concentrazione dei metalli pesanti più nocivi, integrati con i livelli di tossicità in vitro sulle batterie di saggi biologici, è stata formulata una graduatoria di gravità di inquinamento dei diversi bacini fluviali, l’Agogna è risultato il corpo idrico meno inquinato, mentre i peggiori sono apparsi il Sangone, l’Olona il Lambro e il Mincio.

 

GRADUATORIA  FINALE

 

n. progr.
Corpo  idrico
Punti

1

13 Agogna 

3.4

2

02 Pellice

6.1

3

09 Stura Demonte

6.5

4

01 Po-Villafranca

7.0

5

07 Dora Baltea

7.2

6

08 Sesia

7.3

7

14 Terdoppio

7.4

8

06 Orco

8.5

9

19 Adda

9.0

10

15 Ticino

9.6

11

05 Stura Lanzo

9.7

12

18 Trebbia

11.3

13

24 Panaro

13.3

14

21 Oglio

14.0

15

12  Scrivia

14.4

16

23 Secchia

14.9

17

04 Dora Riparia

15.1

18

20 Taro

15.6

19

11 Bormida

16.3

20

10 Tanaro

17.4

21

03 Sangone

20.8

22

16 Olona

20.9

23

17 Lambro

21.3

24

22 Mincio

21.3

     
 

 

2.      CORPI  IDRICI  PIEMONTESI

   Nel corso del 1996 e del 1997, il modello sperimentale di monitoraggio applicato ai 24 affluenti del Po, è stato esteso a tre bacini idrogeologici piemontesi di rilevante interesse ambientale: il bacino del rio Torto, la valle del Chiusella, la sezione vercellese-alessandrina del parco del Po, a Valenza.

    I risultati ottenuti confermano la relazione dei livelli di tossicità legata ai sedimenti fluviali con l’abbondanza delle frazioni argilla + limo nel particolato sedimentale, oltre che con la concentrazione del materiale lipofilo. Il primo parametro - il profilo granulometrico - potrebbe dipendere dalle condizioni orografiche della valle di provenienza del fiume, ma il secondo è prevalentemente antropogeno. Le variazioni di queste condizioni nel tempo possono aver risentito della grave e prolungata siccità dei primi mesi del 1997.

   Il modello di studio sistematico delle acque del rio Torto, con prelievi - ogni ora per un’intera giornata - ha permesso di evidenziare, nelle oscillazioni della carica batterica, gli effetti di azioni antropogene di inquinamento. Questi meritano la miglior attenzione possibile, e suggeriscono l’opportunità di applicare questo modello sperimentale a corpi idrici che sono stati e sono tuttora oggetto di degrado ambientale, attuato per dolo o per colpa.

   Nel corso del 2000 sono state studiate le condizioni ecotossicologiche di due corpi idrici della cintura di Torino: il torrente Banna ed il rio Tepice. Lo studio di diversi siti dei due corpi idrici, distribuiti in rapporto sia con gli insediamenti produttivi del settore primario e di quello secondario, sia con gli insediamenti residenziali - vale a dire cascinali, industrie e centri urbani – ha dimostrato una volta di più gli stretti rapporti che esistono tra i componenti di quella specifica triade interattiva che vede l’uomo attore e bersaglio di quegli inquinanti che diffonde nell’ambiente senza pietà per vivere più comodamente, ma forse non meglio e non più a lungo. Emblematica, nonostante le attese di alcuni addetti ai lavori, la metamorfosi del Tepice pre-Chieri ed il Tepice post-Chieri. Ne sono testimoni viventi gli abitanti che devono subire le molestie ambientali di un lezzo insostenibile durante i mesi caldi dell’estate. Poi, dopo le fogne dei centri abitati, da un lato, e  le discariche delle stalle agricole, dall’altro, questi due sventurati corpi idrici scorrono verso il loro destino, che si chiama Po, a cui si presentano in condizioni meno grevi di quelle manifestate in itinere. Infatti, sia l’inquinamento dell’acqua fluente sia i parametri negativi del sedimento di fondo sembrano migliorare, sebbene a macchia di leopardo. Forse non si può ascrivere il fenomeno ad una miracolosa biodepurazione. Per quanto concerne l’acqua, la diluizione e la cattura da parte del sedimento potrebbero essere la causa di questo apparente miglioramento, come è avvenuto per il cianuro nel Danubio. Riguardo al sedimento di fondo, bisogna ammettere che la sua qualità dipende anche dalla distanza dagli effluvi inquinanti.  Soprattutto non si può dimenticare che una piena può portare a valle i veleni adsorbiti  in un determinato sito. La ricerca di Cai et al., (1995) sull’epidemia di Itai-Itai disease nella Dayu County in Cina può insegnare molto al riguardo, al di là dell’eleganza del profilo granulometrico. Infatti la bomba ad orologeria può scoppiare in qualunque momento,  e dopo non serve più gridare: ”al lupo!” e non sarà tragica fatalità, bensì tragica bestialità.

 

3.      CORPI  IDRICI  DELLA  VAL  DI  CECINA

   Negli anni 1998/1999 il modello sperimentale è stato applicato ai corpi idrici del bacino del fiume Cecina. Anche nella regione  toscana, sia del fiume Cecina che di alcuni dei suoi maggiori affluenti, sono stati prelevati in campo, e poi studiati in laboratorio, campioni dell’acqua fluente e del sedimento di fondo.

  La determinazione dei metalli pesanti presenti nel sedimento di fondo ha  interessato alcuni elementi tra i più nocivi nei confronti della salute umana. Si tratta di: alluminio, arsenico, cadmio, cobalto, cromo, ferro, manganese, rame, mercurio, nickel, piombo e zinco. La concentrazione di alcuni di essi (As, Cu, Hg) presenti in particolari siti di prelievo risulta essere molto superiore rispetto alla concentrazione media della crosta terrestre: questo è un indice eloquente dell’inquinamento antropogeno dell’ambiente.

 

 

   Un risultato particolarmente interessante riguarda la concentrazione del mercurio. Questo elemento neuro- e nefro-tossico è stato trovato in elevate concentrazioni nel Botro di Santa Marta, nel Cecina poco dopo la confluenza con esso e nel torrente Possera. I nostri risultati, presentati pubblicamente,  hanno stimolato le strutture pubbliche preposte per il controllo dell'ambiente a determinare il contenuto del mercurio non solo nell'acqua fluente ma anche nel sedimento di fondo: per miracolo, seguendo questa procedura, è emerso un elevato grado di inquinamento da mercurio nella Valdicecina, con valori talora superiori a quelli riscontrati dalla nostra unità operativa (100 ppm nel Botro di Santa Marta contro i 5,6 della nostra precedente ricerca). Un anno dopo il primo convegno a Cecina, i funzionari della struttura pubblica hanno confessato che il contenuto di mercurio dell’acqua era entro i limiti di legge, ma che le dolenti note cominciavano quando si considerava il sedimento.

   Inoltre, di alcuni corpi idrici artificiali in entrata o in uscita da un insediamento industriale sono state valutate: la portata, la quantità di sostanze minerali calcaree riversate in mare e la quantità di mercurio presente nel sedimento. Per quanto riguarda l'emissario Fosso Bianco, si è riscontrato un'elevatissima concentrazione di mercurio nel sedimento e di materiale calcareo nell'acqua. Verosimilmente quest'ultimo potrebbe costituire una sorta di manto di copertura dello strato di mercurio  riversato in mare nei decenni passati, presente nei fondali marini al largo di Castiglioncello. Questa situazione potrebbe garantire una certa protezione dalla dispersione del mercurio, senonché questa funzione protettiva potrebbe essere annullata dalla prima mareggiata. Un fatto da segnalare riguardo ai rischi per la salute umana è che anche l’ittiofauna toscana, stanziale o di passo che sia, può comportarsi analogamente a quella giapponese di Minamata, assumendo mercurio, concentrandolo nelle sue carni e trasformandolo in un micidiale composto organico - il metilmercurio - che l’uomo può assumere consumando derrate alimentari di origine animale.

 

 

 

 

 

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