L'ambiente in cui
vive l'uomo di oggi si trova inquinato da elementi o composti
chimici naturali, eventualmente concentrati dall'uomo stesso
oppure di un'origine antropologica. Accanto a questi inquinanti,
si annoverano anche molti agenti fisici capaci di esprimere
un'azione patogena per il nostro organismo. Dal momento in cui le
lesioni provocate dagli inquinanti ambientali si manifestano,
facendo superare l'orizzonte clinico a chi e stato esposto,
trasformandolo in paziente, si può parlare di patologia
ambientale. Passando dal fronte clinico a quello prettamente
scientifico, si deve affermare che la consapevolezza dei rischi
ambientali sia uno dei più validi strumenti per la prevenzione
primaria di questo tipo di patologia, di per sé subdola e
generalmente misconosciuta. La letteratura scientifica
internazionale in campo biomedico - attualmente disponibile - è in
grado di fornire le più aggiornate e complete conoscenze per
chiunque abbia il dovere di formulare una corretta diagnosi
eziologica, l'unica che permette di svolgere la più efficace
prevenzione primaria di questo tipo di patologia. Purtroppo non
sempre tutti coloro che istituzionalmente svolgono sul campo
l'attività di prevenzione, la insegnano, la subiscono, sono ricchi
di questa preziosa consapevolezza. In qualche caso l'ignoranza di
questo patrimonio culturale, passiva per la sua natura originaria,
può assumere un approccio attivo quando quella parte di umanità
interessata preferisce "non sapere" per i più diversi motivi, per
pigrizia o per amore del quieto vivere - non è infrequente trovare
chi vuol vivere beato come un beota - oppure per secondi fini, tra
cui il guadagno personale di addetti ai lavori. Tra l'altro va
detto che pigrizia e quieto vivere possono assecondarsi fino a che
quell'individuo che sta per diventare paziente non soffre ancora
dei malanni che costituiscono la sintomatologia della patologia
ambientale, oppure fino a che il paziente non abbia superato il
cosiddetto "punto di non ritorno". In ogni modo chi ha svolto
opera sanitaria lungo il cammino della patologia ambientale dei
pazienti ha immancabilmente fruito della debita mercede. Lo stesso
discorso vale per tutti coloro che lavorano a valle della
prestazione sanitaria a tutti i livelli, anche nelle tappe della
vita umana che, superata la sofferenza e l'angoscia, si occupano
della memoria del de cuius. Poi, non dimentichiamo che
esiste anche la congiura del silenzio, attuata da scienziati che,
carichi di blasoni importanti, marciano sulle sofferenze
altrui, o da pubblici amministratori che finanziano la ricerca
scientifica solo a patto che gli autori ritornino loro risultati
consolanti.
E’ però
indiscutibile che la prevenzione primaria, basata sulla
consapevolezza dei rischi, possa e debba permettere a molti di
godere buona salute più a lungo e di raggiungere i limiti
dell'attesa di vita ufficiali il più tardi possibile. La vera
prevenzione implica maggiori costi di produzione per tutto ciò
che oggi godiamo come beni di consumo che ci rendono la vita più
comoda, sotto forma di progresso, a prima vista, ma sia concessa
la domanda: "la salute non vale nulla?"
Nel
campo della prevenzione, tutto ciò che può essere fatto e che
dipende dalla consapevolezza dei rischi non è in contrasto con
tutte quelle iniziative delle società moderne volte a corroborare
in qualunque modo, soprattutto mediante la raccolta e l'impiego di
fondi destinati alla ricerca scientifica ed all'assistenza di chi
si trova già implicato nei guai anche della patologia ambientale e
che è in grado di fruire soltanto di una prevenzione del giorno
dopo, a cose fatte. Piuttosto la divulgazione delle conoscenze
scientifiche attuali è l'unica prassi in grado di dare corpo a
quella consapevolezza che permette al sanitario di svolgere
prevenzione primaria, agli individui di evitare tante
sofferenze ed alla società di risparmiare tante risorse. A livello
universitario, è stato recentemente fondato il GRIPPA - gruppo di
ricerca per la prevenzione della patologia ambientale -
associazione non profit ma che deve autofinanziarsi - che
agisce mediante: ricerche bibliografiche, trasmissione al pubblico
delle conoscenze scientifiche, corsi di lezioni, conferenze,
seminari, stages di laboratorio. Queste attività
potrebbero fornire alla società un piccolo ma sostanziale
contributo alla conoscenza dei modi coi quali si previene la
patologia causata dall’inquinamento dell’ambiente.
La
dicotomia tra queste due linee programmatiche - che non sono in
contrasto tra loro ma che dovrebbero svolgersi secondo il più
proficuo sinergismo - è illustrata in modo schematico dal grafico
e dalla trattazione critica riportati in questa nota. |