L’organismo
umano, come quello di altri mammiferi, presenta alcune strutture
particolarmente suscettibili all’usura od al danneggiamento ad
opera di alcune condizioni ambientali e di un certo numero di
agenti nocivi, chimici o fisici, soprattutto se in sinergismo di
nocività. Il sistema nervoso, di per se stesso, è l’apparato che
primeggia in questa scala gerarchica di importanza vitale, e di
suscettibilità alle noxae lesive. Accanto ad esso, possono
essere collocati due organi di senso che ci sono particolarmente
preziosi perché condizionano la nostra possibilità di compiere una
vita di relazione col mondo esterno: l’occhio e l’orecchio
interno. Tutti i singoli componenti di entrambe queste strutture
sono tanto indispensabili, quanto suscettibili a lesioni proprie
della patologia ambientale.
Nell’organo della vista, a parte le lesioni retiniche descritte
come complicanza dell’iperglicemia diabetica, una struttura è
particolarmente prona a lesioni di origine ambientale. Si tratta
della lente cristallina, posta dietro al diaframma formato
dall’iride e la camera anteriore dell’occhio che contiene l’umor
acqueo, e davanti alla camera posteriore occupata dall’umor
vitreo. Questa meravigliosa struttura svolge una funzione simile a
quella dell’obiettivo di una camera fotografica, permettendo la
messa a fuoco delle immagini, mediante la variazione della
globosità o dell’appiattimento della lente ad opera della
muscolatura del corpo ciliare. Come tutte le lenti che si
rispettino, anche la lente cristallina dell’occhio, nelle
condizioni fisiologiche di partenza, è del tutto trasparente. Tale
fondamentale proprietà dipende dallo stato ridotto dei gruppi
funzionali sulfidrilici (SH) posti nelle molecole delle proteine
che costituiscono il cristallino. Le condizioni chimico-fisiche
native delle proteine della lente permettono di vedere e di
mettere a fuoco sulla retina le immagini degli oggetti osservati,
poi queste vengono trasmesse alla corteccia dalle vie ottiche
cerebrali. Quando tutto funziona a dovere, all’inizio dell’arco
vitale, ed anche nelle tappe giovanili dell’avanzare del tempo,
queste funzioni sono del tutto soddisfacenti. Però
successivamente, con l’avanzare dell’età verso la senescenza
oppure nella fase senile vera e propria, a seguito di una lunga
sequela di fenomeni ossidativi o perossidativi, le proteine
trasparenti della lente cristallina perdono le loro
caratteristiche chimico-fisiche, per la trasformazione dei gruppi
sulfidrilici ridotti in ponti ossidati di disolfuro. Questa
espressione biochimica, un po’ arida, spiega il fenomeno che sta
alla base dell’opacamento progressivo della lente cristallina che
porta alla cataratta e che trova un riscontro nella denaturazione
che interessa l’albume d’uovo nel momento della cottura. Come
sempre avviene nella patogenesi di molte forme di patologia
ambientale, è raro che compaia ed agisca un solo agente nocivo per
volta. Infatti gli agenti nocivi agiscono in squadra, con un
sinergismo perverso a mo’ di cocktail, che aggrava e/o
anticipa sensibilmente l’evoluzione naturale di questo malanno,
la cataratta. Un’azione catarattogena è stata attribuita dalla
letteratura scientifica alle radiazioni ultraviolette, alle
radiazioni ionizzanti, allo stress ossidativo, all’iperglicemia
diabetica, al monosodio glutammato che è usato in cucina come
gourmet powder.
Nel quadro composito degli agenti catarattogeni primeggia, per
nocività diretta e specificità di meccanismi patogenetici, la
naftalina. Questa molecola viene prodotta ed usata come
antiparassitario, in funzione di tarmicida. Il rischio di
esposizione ai vapori di questo veleno interessa non solo
l’ambiente lavorativo, mentre è prodotto, confezionato, smerciato
od impiegato, ma anche l’ambiente di vita, dal momento che chi
indossa un indumento di lana protetto contro le tarme può inalare
quantità variabili del composto nocivo. Dopo essere strati
inalati, i vapori di naftalina, a livello polmonare, entrano nel
circolo sanguigno che li convoglia al fegato. In tale tessuto il
tarmicida viene trasformato dal sistema enzimatico microsomale in
naftalene di-idrodiolo. Questo primo metabolita esce dal fegato
ed attraverso il circolo, superata la vascolarizzazione polmonare,
viene trasportato all’occhio. In questa ultima sede subisce la
trasformazione metabolica cruciale ad opera dell’aldoso-reduttasi
divenendo naftalene epossido, il vero veleno molecolare per le
proteine naturali della lente cristallina. La trasparenza della
lente viene persa irrimediabilmente a seguito di queste
alterazioni molecolari.
Questa particolare manifestazione di patologia ambientale, la
cataratta, compare in molti soggetti generalmente nell’età
tardo-senile, quando deriva da una patogenesi, per così dire,
naturale. Altra evoluzione – molto più veloce - è invece quella
che dipende dal sinergismo tra diversi agenti catarattogeni che
colpiscono gli esseri umani in un effetto cocktail.
E’ fuori discussione che, se si vuol fare prevenzione per davvero,
a questa lista di azioni da evitare o da compiere meglio deve
necessariamente essere aggiunta la più drastica limitazione 1)
dell’esposizione a radiazioni eccitanti (UVA) o a radiazioni
ionizzanti (raggi X), 2) della scelta dei piatti dei ristoranti
cinesi particolarmente ricchi di M.S.G., oltre che dei dadi per
brodo a base di questo condimento - esistono già in commercio
prodotti privi di esso, 3) del consumo di alimenti ad alto
contenuto di zucchero per risparmiare le capacità funzionali della
componente endocrina del pancreas. |